Mappa faunistica

Tutte le schede sono a cura del sito dei Parchi del Lazio.

Identificazione faunistica delle vocalizzazioni a cura di Marianna Di Santo, ornitologa.

Allocco

Nome scientifico: Strix aluco

Nome comune: Allocco

Tra i rapaci notturni maggiormente diffusi, l’allocco (Strix aluco) è anche il più grande dell’avifauna italiana dopo il gufo reale. Dalla testa tondeggiante e priva di ciuffi auricolari, ha un piumaggio grigio-bruno assai barrato e mimetico. Cattura preferibilmente uccelli, rigettandone i resti indigeribili come peli ed ossa – al pari degli altri strigiformi – in piccole palline grige allungate di alcuni centimetri chiamate borre. Predilige gli ambienti forestali, ma anche parchi urbani e campagne coltivate. Nel Lazio il numero delle coppie nidificanti è stimato di oltre un migliaio

La scheda completa è disponibile sul sito dei Parchi del Lazio


Barbagianni

Nome scientifico: Tyto alba

Nome comune: Barbagianni

Strigiforme un tempo ampiamente diffuso in particolare presso le zone antropizzate delle campagne, utilizza spesso per nidificare le costruzioni poco frequentate o abbandonate come soffitte, sottotetti o casolari in rovina. Per il colore bianco candido del capo e delle parti ventrali è difficile confonderlo con altre specie. Si ciba di topi, piccoli uccelli ma anche rettili, anfibi e grossi insetti che scova dai posatoi dove si apposta. Nel Lazio appare in declino, in particolare a causa delle modificazioni negli ambienti rurali (fra cui l’uso di pesticidi).

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Falco Pellegrino

Nome scientifico: Falco Peregrinus

Il Pellegrino è un grande falcone specializzato nella predazione in volo di altri uccelli.
Possiede un’apertura alare da 95 a 110 cm, una lunghezza compresa tra i 36 e 48 cm (coda 10-13 cm), un peso medio dai 400 ai 1000 gr (la femmina è fino al 15% più grande del maschio).
Gli esemplari maschi hanno la stessa livrea delle femmine. Piumaggio grigio-ardesia superiormente, e beige pallido con sottili strie trasversali scure inferiormente. La testa è nera, il capo arrotondato, il becco giallo e adunco, mustacchi larghi e neri, gola e lati del collo bianchi.
Le ali sono lunghe ed appuntite, le zampe gialle e molto robuste, gli artigli affilati. I giovani esemplari, superiormente hanno un colore ardesia marrone, inferiormente crema, con gocciolatura scura e fitta, testa e mustacchi bruno scuri.
Incarnazione per gli egizi del dio Horus, impiegato in falconeria sin dai primi secoli del Medioevo, il Pellegrino è sicuramente il più spettacolare dei rapaci. Il suo volo è potente e veloce, con battiti non molto profondi. In volteggio e scivolata le ali sono piatte o leggermente abbassate, vola controvento e sa sfruttare le correnti ascendenti.
Durante la caccia, una volta avvistata una preda (anche a più di 1 km di distanza), si getta in picchiata ad ali chiuse a velocità che possono superare i 300 Km/h, cogliendola di sorpresa.
Il Pellegrino non si getta direttamente sulla vittima (l’urto gli spezzerebbe le zampe), la ferisce sfiorandola con l’artiglio posteriore, per poi finirla in volo, oppure a terra con un colpo di becco. Si nutre prevalentemente di piccoli uccelli come la pispola, la ghiandaia, il colombaccio; occasionalmente di piccoli mammiferi terrestri malati quali pipistrelli, insetti, roditori rettili. 
Il suo territorio varia dai 40 ai 200 Km quadrati. Generalmente nidifica in piccole cavità inaccessibili ai predatori sui fianchi delle rupi (fino ai 1500 m. nel Centro Europa), sistemandole con erbe e rametti. Se non trova rocce adatte, occupa il nido di altri uccelli costruiti su alberi molto grandi.
Nel Lazio nidifica comunque in diversi ambienti: dalle falesie costiere alle pareti rocciose in zone montane, dalle scarpate tufacee a quelle di arenaria, nonché su edifici in aree urbane e industriali.
Gli adulti occupano il sito riproduttivo già in gennaio-febbraio e la deposizione delle uova (generalmente 3 o 4) avviene tra marzo e aprile.
Vengono covate per 28/33 giorni da entrambi i sessi. I giovani esemplari si involano dopo circa 40 giorni.
Il Pellegrino è diffuso in quasi tutto il Mondo. Nel Lazio è sedentario anche se in Inverno aumenta di numero per l’arrivo di individui dalle regioni più settentrionali.  
In passato il Pellegrino ha subito un declino preoccupante principalmente a causa del bracconaggio e del furto di uova e piccoli dal nido. Attualmente queste attività illegali sembrano in diminuzione o almeno è migliorato il controllo delle stesse e quindi la specie è in forte incremento.

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Picchio Verde

Il picchio verde (Picus viridis ), il più conosciuto tra i picchi europei, appartiene all’Ordine dei Piciformes , Famiglia Picidae . Nel nostro paese è SEDENTARIO e NIDIFICANTE.
Nei picchi è caratteristica la lunga lingua vischiosa che può essere estroflessa fino a diversi centimetri di distanza, è appiccicosa ed è provvista sulla punta di piccoli arpioncini nei quali le larve e le pupe restano impigliate. A riposo la lingua è arrotolata in un astuccio interno situato dietro l’occhio.

IDENTIFICAZIONE: il picchio verde ha le parti superiori verde scuro, il groppone e il basso dorso gialli e le parti inferiori verde-grigio chiaro. L’apice della testa è di colore rosso, la faccia è nera e dal becco partono 2 strisce nere verso la nuca, rosse all’interno nel maschio.

DISTRIBUZIONE: in Italia il picchio verde è presente in tutte le regioni continentali, incerto in Sicilia.

HABITAT: vive in boschi, boschetti e luoghi alberati, con tutte le esposizioni, in zone umide e secche, appartate e frequentate. Preferisce le zone alberate discontinue, alternate da zone coltivate.

RIPRODUZIONE-NIDIFICAZIONE: nel periodo riproduttivo il maschio emette una caratteristica risata forte e squillante che lo rende il più conosciuto tra i picchi europei. Tambureggia meno del picchio rosso maggiore. Nidifica in cavità di tronchi o grossi rami di alberi. L’ingresso variamente orientato è di solito in posizione riparata nella parte medio-alta del tronco. La cavità, costruita dalla coppia, ma prevalentemente dal maschio, ha l’ingresso perfettamente tondo seguito da una camera profonda e verticale. Le uova vengono covate sul fondo, ricoperto di frammenti di legno. Le uova (5-7) vengono deposte dai primi di aprile a fine giugno. La cova dura 17-19 giorni e viene svolta dalla coppia, a turno.

VOLO: il suo volo è caratteristicamente ondulato, con lunghe pause ad ali chiuse tra un’impennata e l’altra. Al contrario del picchio rosso maggiore, scende a terra alla ricerca di formiche.

IL PICCHIO VERDE COME INDICATORE ECOLOGICO: Il picchio verde, insieme ad altre specie di uccelli, è un indicatore biologico la cui presenza rappresenta l’equilibrio biologico del territorio in quanto è sensibile alle variazioni dei fattori ecologici determinati generalmente dall’azione dell’uomo.

LA CARTA D’IDENTITÀ

Dimensioni: Lunghezza cm 31

Dove vive: in ambienti con presenza di alberi

Cosa mangia: Insetti, larve che cerca dietro le cortecce degli alberi. Il suo nutrimento preferito sono le formiche.

Riproduzione: Deposizione delle uova (5-7) in primavera, nido scavato a gomito in un tronco o in un grosso ramo, cova 17-19 gg

Voce: Una forte e squittente risata

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Civetta

La civetta (Athene noctua) è un rapace notturno, appartiene all’Ordine dei Strigiformi, alla Famiglia Strigidae. Nel nostro paese è una specie sedentaria e nidificante.

Identificazionericonoscibile per le piccole dimensioni e per l’aspetto dalla testa piatta, quasi schiacciata. Parti superiori bruno scuro, barrate e macchiettate di bianco. Parti inferiori biancastre a larghe strie brune. Occhi gialli.

Distribuzionein Italia la civetta è presente in tutte le regioni continentali e in Sicilia.

Habitatla civetta è molto adattabile e vive in tutti gli ambienti: zone aperte, pianeggianti, collinari, montane, boscose e alberate, coltivate e incolte, secche e umide, appartate e frequentate. Predilige gli ambienti urbanizzati, soprattutto quelli rurali.

Riproduzione e nidificazionela formazione delle coppie avviene a dicembre – gennaio, seguita dalla scelta del sito di nidificazione e dai rituali di corteggiamento e accoppiamento. La deposizione delle uova (2/5) avviene dalla prima metà di aprile a giugno. La civetta non costruisce un nido, ma depone le uova sotto le tegole, in cavità di muri, muraglie, punti, cabine, rovine, baracche, muretti a secco, cumuli di pietre, macerie, rottami, legnami, anfratti rocciose, cunicoli, alberi capitozzati e pali cavi, cassette apposite e occasionali, e in vecchi nidi. La cova dura 27-28 giorni e viene svolta solo dalla femmina. I piccoli sono pronti a lasciare il nido a 30-35 giorni dalla nascita, ma vengono nutriti dai genitori ancora per un mese.

Volo: volo a bassa quota, veloce e fortemente ondulante.

LA CARTA D’IDENTITÀ:

Dimensioni: Lunghezza cm 21-23, apertura alare cm 54-58, peso grammi 105-210 il maschio, 120-215 la femmina

Dove vive: Ambienti molto vari, generalmente in aperta campagna

Cosa mangia: Insetti, piccoli roditori, piccoli uccelli

Riproduzione: Deposizione delle uova (2-5) in primavera; nidifica in cavità, cova 27-28 gg; in volo pulcini a 30-35 gg dalla nascita

Voce: Stridente cuccuiu e abbondante e netto uirro

La scheda completa è disponibile sul sito dei Parchi del Lazio