Mattoni Parlanti
A cura di Marzia Coronati, audio documentarista
Testimonianze: Sergio Zuppello, ex fornaciaio, ex portiere della scuola elementare di Valle Aurelia; Umberto Pessolano, naturalista e geologo; Cristina Norante, Associazione Amici di Monte Mario; Antonella Prisco, Associazione Amici di Monte Mario; Teresa Mussoni Sinibaldi, abitante; Carle Medici, abitante; Maria Immacolata Macioti, sociologa.
In collaborazione con Il Circolo Gianni Bosio e l’Associazione Amici di Monte Mario
Se le mura del borghetto di Valle Aurelia parlassero, avrebbero da raccontare una storia vecchia mezzo milione di anni. In principio fu un mare tropicale, con squali, coccodrilli, ippopotami e isole affioranti. Poi divenne una fucina di mattoni, con decine di fornaci fumanti atte a cuocere l’argilla estratta a pochi metri in profondità, mattoni che eressero la Roma papalina e poi quella dei Savoia del Regno d’Italia, mattoni che sostennero edifici e case sino agli anni ’20 del secolo scorso. Infine arrivò il foratino, le fornaci smisero di sbuffare e le famiglie dei fornaciari, che con i mattoni scartati dalle fabbriche avevano costruito le loro case e il loro borgo, lasciarono i loro nidi di mattone per trasferirsi in case popolari. Case di cemento, ovviamente.
Valle Aurelia 400mila anni fa
Chiudete gli occhi e immaginate un mare tropicale. Così era l’odierna Valle Aurelia oltre 400mila anni fa. Coccodrilli, squali e isolotti popolavano un paesaggio che oggi definiremmo esotico. Grazie all’antica presenza di questo mare – spiega il naturalista Umberto Pessolano – la composizione del terreno risulta ricca di una preziosa argilla marina pliocenica, adatta alla realizzazione di mattoni performanti.
La vita quotidiana tra ‘800 e ‘900
A fine ‘800 le fornaci, dopo un periodo di inattività, ripresero a sbuffare, gli operai accorsero da ogni parte d’Italia e si trasferirono con le loro famiglie. Nel corso degli anni si auto-costruirono le proprie case con i mattoni fallati dismessi dalle fabbriche. Sergio Zuppello è uno degli ultimi fornaciari ancora in vita.
La vita quotidiana tra ‘800 e ‘900
Teresa Mussoni Sinibaldi, intervistata pochi anni prima del suo decesso da Alessandro Portelli per l’Archivio Sonoro Coggiola del Circolo Gianni Bosio, parla della vita quotidiana nella valle.
Il borghetto durante la guerra
Teresa, abitante del borghetto deceduta nel 2015, racconta allo storico Alessandro Portelli la sua amicizia con un giovane, tra le vittime della strage nazista delle Fosse Ardeatine. La testimonianza fa parte di una lunga intervista conservata nell’Archivio Sonoro Coggiola del Circolo Gianni Bosio.Teresa, abitante del borghetto deceduta nel 2015, racconta allo storico Alessandro Portelli la sua amicizia con un giovane, tra le vittime della strage nazista delle Fosse Ardeatine. La testimonianza fa parte di una lunga intervista conservata nell’Archivio Sonoro Coggiola del Circolo Gianni Bosio.
La Casa del Popolo
Dopo diverse vicissitudini, la Casa del Popolo cadde in abbandono e per anni ospitò una signora peruviana. Antonella Prisco e l’associazione Amici di Monte Mario la intervistarono.
La Casa del Popolo
Di fronte della Casa del Popolo è stata posta una pietra d’inciampo, dedicata a Alberto Di Giacomo. Cristina Norante, associazione Amici di Monte Mario, racconta chi è.
La Casa del Popolo
Il monumento del giardino della Casa del Popolo è dedicato a cinque martiri della Resistenza nazifascista: Vittorio Mallozzi, Alberto Cozzi, Andrea Casadei, Vittorio Fantini, Augusto Paroli. Cristina Norante, associazione Amici di Monte Mario, ripercorre le loro biografie.
Gli anni ’70 del XX secolo
Nel 1976 esce “Brutti, sporchi e cattivi”, il film di Ettore Scola che accese i riflettori sugli abitanti del borghetto dei fornaciari. A pochi metri dalla fermata della metropolitana Valle Aurelia, proprio lì dove fu girata la pellicola, Carle Medici, abitante e figlio di fornaciari, racconta perché il film è odiato da molte persone del quartiere.
Gli anni ’70 del XX secolo
Antonella Prisco, Associazione Amici di Monte Mario, racconta di quando la squadra di calcio Pasolini giocò contrò quella del Valle Aurelia.
Luglio 1981
Nell’estate del 1981 il sindaco Luigi Petroselli predispone la demolizione del borghetto e il trasferimento delle famiglie nelle case popolari. La sociologa Maria Immacolata Macioti e il suo gruppo di ricerca frequentavano il borghetto negli anni ’70 ed erano presenti nel corso delle demolizioni del 1981.
Luglio 1981
Liviana, ex abitante della valle che oggi abita nelle case popolari di via di Valle Aurelia, ricorda quando gli impiegati del Comune vennero prima della demolizione a parlare con la sua famiglia.
Dopo il 1981
Eleonora è nata in valle. Oggi vive nelle case popolari e rimpiange le scampagnate sul monte che faceva prima che fosse costruito il Gemelli e riqualificato il parco.